Il Parco Nazionale dell’Alta Murgia

Il Parco Nazionale Alta Murgia è un territorio prevalentemente situato nella Puglia centrale.

La sua superficie a terra occupa 68.033 ettari, tutta ricadente nella ragione Puglia, ai confini con la Basilicata, nelle province di Bari e Barletta-Andria-Trani, comprendendo i comuni di Altamura, Andria, Bitonto, Cassano delle Murge, Corato, Gravina in Puglia, Grumo Appula, Minervino Murge, Poggiorsini, Ruvo di Puglia, Santeramo in Colle, Spinazzola e Toritto secondo i provvedimenti istitutivi del DPR 10/03/2004.

Pur presentandosi in parte frammentato, esso può essere considerato come un gruppo di unità fisiografiche che presentano caratteristiche univoche tipiche del mondo mediterraneo, dalla flora, alla fauna, ai giacimenti geoarcheologici. Questa sua unicità rivela ai visitatori e agli studiosi un mondo ancora inedito e, in questo senso, si spiega la necessità di localizzare il maggior numero di siti archeologici che restano, come sempre, a rischio a causa dell’intensa attività umana.

Le Murge, termine dai diversi significati, ma derivante da mūrex, murecis, sostantivo maschile della IIIa declinazione latina, con il significato di murice, conchiglia, scoglio, pietra acuminata, roccia, esteso al termine militare di “freno, morso provvisto di spunzoni, sparso sul terreno per ostacolare l’avanzata della cavalleria. Con questo termine si soleva indicare la parte soprastante delle zone pianeggianti apulo-lucane corrispondenti all’altopiano carsico di origine tettonica e di forma pseudorettangolare, che si estende a occidente fin nella provincia di Matera, e verso sud in provincia di Taranto (Murge tarantine) e, marginalmente, Brindisi.

I rilievi maggiori sono Torre Disperata (686 m), Monte Caccia (682 m), Serraficaia (673 m) e Monte Scorzone (668 m), mentre le aree subpianeggianti si trovano fra il corso dell’Ofanto situato a nord, e la cosiddetta “soglia messapica”, situata a sud, la depressione bradanica o premurgiana a sudovest e il Mare Adriatico a nordest. Attraverso la Sella di Gioia del Colle è suddivisa in Murgia alta nord-occidentale, che rappresenta la parte sommitale dell’altopiano, ricoperta prevalentemente da steppe e pascoli e caratterizzata da coltura estensiva, e in Murgia bassa sud-orientale, con terre fertili prevalentemente coltivate a uliveto, vigneto e mandorleto. In realtà quando si parla di Murgia si intende soprattutto la Murgia Barese, situata in provincia di Bari, ma i restanti territori sono denominati secondo la tradizione con i termini di Alta Murgia, Murgia Costiera, Terra delle Gravine, Murgia dei Trulli (Valle d’Itria), Murge Brindisine e Murge Tarantine.

L’altopiano, che fa parte degli Appennini meridionali, è un vero e proprio rialzo collinare che si eleva parallelamente alla linea costiera, indicandone anche nei vari periodi della storia della Terra anche antichi livelli marini. Inoltre, essendo di natura carsica, presenta canali, grotte, ipogei, gravine, sprofondamenti, inghiottitoi e corsi d’acqua di varia natura tanto da presentare anche grandi doline, come il “Pulo”, il “Pulicchio” e le “Grotte di Castellana”.

Fra i canali e i torrenti delle Murge si ricordano le gravine (letteralmente “burroni, scoscendimenti”, “torrenti stagionali”), specie di fiumi ottenuti dall’erosione delle rocce carbonatiche e con profondità superiori anche a oltre i 250 m, tra cui ricordiamo le gravine di Gravina in Puglia, Pisciulo, di Laterza e Castellaneta, località ricchissime di pozzi, norie e pantani che consentivano di raccogliere acqua per quasi tutto l’anno.

Tutti i corsi d’acqua non hanno carattere permanente ad eccezione del Canale Reale situato tra S. Vito dei Normanni e Brindisi, mentre è presente una circolazione idrica sotterranea molto intensa che caratterizza il paesaggio pugliese, ricco di “pile” (cisterne), piscine e impianti di sollevamento pseudo-meccanizzate (norie).

Mentre la zona centrale delle Murge Baresi ricade nei territori di Acquaviva delle Fonti, Altamura, Andria, Bitonto, Cassano delle Murge, Castellana Grotte, Corato, Gioia del Colle, Gravina, Grumo Appula, Minervino Murge, Noci, Palo del Colle, Poggiorsini, Putignano, Ruvo di Puglia, Sammichele di Bari, Sannicandro di Bari, Santeramo in Colle, Spinazzola, Toritto e Turi, la Murgia Costiera è la fascia marina barese unita alla parte settentrionale della provincia di Brindisi e comprende l’area tra Monopoli e Fasano. A queste si uniscono le Murge Tarantine che si uniscono alla Terra delle Gravine, un parco naturale regionale istituito in Puglia nel 2005 che comprende Castellaneta, Crispiano, Ginosa, Grottaglie, Laterza, Massafra, Montemesola, Mottola, Palagianello, Palagiano, San Marzano di San Giuseppe, Statte, Montemesola e Villa Castelli.

La Valle d’Itria, invece, è una porzione di territorio della Puglia centro-meridionale che coincide con la parte meridionale dell’altopiano delle Murge, in cui sono inseriti i centri di Alberobello, Ceglie Messapica, Cisternino, Locorotondo, Martina Franca e Ostuni.

 

Le Murge sono costituite da rocce carbonatiche che si distinguono calcari cretacei di piattaforma (composti dalle formazioni del “Calcare di Bari” e del “Calcare di Altamura”, che nel complesso raggiungono uno spessore di 3000 m su cui poggiano in discordanza calcareniti plio-pleistoceniche di mare (formazione delle “Calcareniti di Gravina” o “biocalcareniti”, popolarmente note come “tufi”), che raggiungono lo spessore di poche decine di metri. Esse compongono un altopiano, le cosiddette Murge nord-occidentali dove si notano le quote più elevate dell’intero rilievo. La lunghissima azione di erosione da parte dei venti e delle acque piovane, ricche di anidride carbonica, e dalle azioni meteoriche ha creato un eccezionale patrimonio di forme carsiche superficiali e sotterranee dall’intenso grado di fratturazione, favorendo la formazione di corsi d’acqua sotterranei ma anche profondi solchi erosivi come le “lame”, che hanno consentito lo sviluppo delle comunità preistoriche.

Insieme a queste i fenomeni carsici epigei sono molto evidenti nel “Pulo di Altamura” e nel “Pulicchio di Gravina”. Il “Pulo di Altamura”, sui 480 mslm, presenta una forma ad ellisse con asse maggiore di circa 500-600 m e profondità di un centinaio di metri, mentre il Pulicchio è simile ma molto più piccolo nel diametro.

I caratteri morfologici inducono a ritenere che queste due depressioni, ed in particolare il “Pulo di Altamura”, provengano da cavità sotterranee il cui tetto crollò in epoca remotissima. Ciò consentì lo sviluppo delle attività umane. Oltre alle doline più famose del Pulo e del Pulicchio, ve ne sono altre profondissime come il “Pulo di Gurio   e nella vicina “Grave Tre Paduli”, presso il “Pulicchio di Gravina”, situati fra i 500 e i 700 mslm, considerate due delle più grandi cavità carsiche murgiane insieme alle grave di Faraualla (270 m) e alla “Grotta di Cristo” nel territorio di Cassano Murge.

I fenomeni legati al carsismo si rifanno a un periodo in cui la terra ribolliva. A partire da un miliardo fino a circa 130-70 milioni di anni fa la Murgia era una parte scoperta del mondo che ha conservato una vita ben più antica dell’uomo. Dobbiamo tale conoscenza a un grande tesoro paleontologico, una cava di pietra calcarea situata in località Pontrelli, in territorio di Altamura, sulla SP 235 Altamura-Santeramo in Colle, dove sono state rinvenute orme di dinosauri appartenenti ad almeno cinque diverse specie, sia erbivori che carnivori, fossilizzate nella roccia, quando questa era ancora uno specchio acquitrinoso dove gli stessi andavano probabilmente ad abbeverarsi. Gli animali appartengono al periodo Cretacico o Cretaceo, cioè al terzo e ultimo periodo dell’era Mesozoica. Gli animali attestati sono quasi tutti erbivori (Anchilosauro, Anchiceratopo e Brachiosauro) e uno carnivoro (Teropode), a indicare la varietà faunistica dell’epoca.

L’elevato numero di impronte ne farebbe uno dei siti più importanti al mondo se si considera che risale almeno al periodo Cretaceo superiore e inferiore, cioè a circa 70-80 milioni di anni fa, quando dal punto di vista climatico la Puglia presentava un clima ben diverso da quello attuale: c’era infatti un caldo tropicale, simile a quello di un paese equatoriale e il territorio presentava estese piane fangose ricche di specchi di acqua dolce, mentre le coste dell’allora oceano della Tetide dovevano attestarsi intorno ai 200 m di altitudine rispetto al livello attuale di costa. In primo luogo dobbiamo pensare che la posizione della Puglia non era alle attuali latitudini, ma molto più a sud, in direzione del continente Africano, quindi più vicino all’Equatore di almeno 10-12 gradi, con una linea costiera molto più in indietro rispetto a oggi, all’incirca nelle attuali isobate 75-200 m, sul livello del mare. Questo aspetto fondamentale ci fa comprendere come l’area emersa della Murgia fosse un luogo, in epoca antichissima, dove si concentravano animali di grande stazza. Ora, si può ipotizzare che questo luogo abbia avuto una sua evoluzione. In un primo stadio si può ipotizzare una presenza di un arcipelago con isole che, con l’abbassamento delle temperature, fa emergere le terre creando un’unica piattaforma su cui sostavano i dinosauri che erano in collegamento diretto come le zone più interne dell’Italia, cioè Basilicata e Campania. Inizialmente le isole sono divise da due mari, l’attuale Adriatico e l’Avanfossa Bradanica (all’epoca sommersa) e in una seconda fase, con l’aumento delle terre emerse allungando sempre più la linea costiera pugliese, come accadrà nel periodo successivo.

Dopo un lunghissimo periodo di cui si conosce ben poco delle vicende terrestri, compreso lo spostamento delle nostre terre più a nord, più o meno sulle latitudini attuali, le vicende umane si concentrano nella fase più recente della storia terrestre, cioè durante l’Era Quaternaria, in particolare a partire dal Pleistocene medio (fra i 700.000 e i 128.000 anni fa), il Pleistocene superiore (da 128.000 a 100.000 anni fa), per giungere all’attuale periodo olocenico. Caratteristica del Pleistocene è l’affermarsi di lunghi periodi glaciali (pleniglaciali), intervallati da brevi fasi calde (interstadiali), che si interrompono con l’inizio dell’Olocene durante il quale gradualmente il clima e l’ambiente della Terra diventano sempre più simili a quelli attuali.

 

In questo periodo “apparve” probabilmente o –sarebbe meglio dire– visse l’uomo di Neanderthal ritrovato nel 1993 nella Grotta di Lamalunga, nei pressi di Altamura, datato tra i 128.000 e i 187.000 anni fa. Si tratta di un esemplare umano adulto intrappolato nella grotta e rimasto inglobato fra le stalattiti e stalagmiti che gli sono cresciute intorno. Di certo sappiamo che il paesaggio ricostruibile intorno alla grotta doveva avvicinarsi più o meno a quello attuale, ma con grandi e persistenti precipitazioni che rendevano l’ambiente molto più ricco dal puto di vista vegetazionale. Durante questo periodo il paesaggio murgese doveva forse apparire assai meno accidentato dell’attuale: deboli rilievi ed ampie conche con specchi lacustri, in un clima che la paleontologia indica forse più caldo e/o umido dell’attuale, con temperature che raggiungevano oltre i 40-50 gradi. L’area del Parco Nazionale dell’Alta Murgia doveva quindi essere in formazione.

 

 

Terminato il periodo pleistocenico intorno al 9.800 a.C. prende il via l’ultimo periodo geologico che perdura a tutt’oggi, denominato Olocene. Esso, fino all’8.200 a.C., coincide con un prolungamento della fase glaciale precedente che però a partire da questa data registra un progressivo aumento della temperatura che in Italia raggiunge l’optimum climatico fra il 5.500 e il 2.500 a.C., per poi attestarsi con periodiche oscillazioni sulle temperature medie attuali.

Questa situazione provoca da un lato l’addensamento del manto vegetale e la sua risalita fino ad alte quote con una conseguente stabilizzazione dei versanti e la formazione di profondi manti pedologici, dall’altro l’aumento del livello del mare con conseguente sommersione di ampi tratti di costa. Si può affermare che, da questo momento in poi, l’ambiente naturale è quello che si sarebbe conservato fino ad oggi senza l’intervento dell’uomo.

 

È durante l’Olocene che si sviluppano le culture neolitiche e le successive civiltà dei metalli.

Fra il VII e il VI-V millennio a.C., periodo in cui si diffonde il Neolitico nella regione, con l’avvento di un clima mite, le foreste di conifere e sempreverdi, di alberi con alto fusto avanzano e ricoprono enormi superfici.

Le montagne, le colline e le valli hanno ormai raggiunto una configurazione che ben conosciamo e che è riscontrabile anche nel territorio oggetto della ricerca.

La ricerca di spazi per l’agricoltura e la pastorizia, le bonifiche, la caccia ai predatori furono la causa della deforestazione, necessaria per strappare ai boschi terreni da coltivare e adibire a pascolo, soprattutto se ad essa si associa la presenza di pedosuoli argillosi, che impoveriscono i suoli. Essi quando vengono abbandonati alla ricerca di nuovi spazi da sfruttare, forniscono nutrimento solo ad essenze arboree ed erbacee tipiche dei suoli poveri.

Con il nuovo modo di produzione cambia radicalmente anche la vita sociale; mutano usi, costumi e mentalità.

I nostri antenati, raggruppati in villaggi, producono cibo, cominciano a levigare la pietra, inventano la ceramica e creano nuovi culti e nuove credenze. Gli elementi fondamentali del neolitico non si presentano tutti nello stesso periodo, ma emergono progressivamente in tempi tra loro anche molto lontani. Si è tuttavia convenuto di definire “Neolitiche” le società preistoriche che producono, del tutto o in parte, gli alimenti di cui hanno bisogno. L’evoluzione è lenta.

Il più antico nucleo del decollo neolitico (12.000-8.000 anni fa) si trova nel Vicino Oriente, che è anche la regione in cui il fenomeno si manifesta con maggiore evidenza.

Il termine Neolitico indica il periodo successivo al Paleolitico caratterizzato dalla comparsa di strumenti in pietra levigata, dalla ceramica e dall’introduzione dell’agricoltura. Successivamente, al termine è stata data un’accezione più vasta, nella definizione di stadio culturale in cui si afferma l’economia produttiva con l’introduzione dell’agricoltura e dell’allevamento.

(Per uno studio più approfondito vedasi la pubblicazione "AMBIENTE, PAESAGGIO E ARCHEOLOGIA DEL PARCO NAZIONALE DELL’ALTA MURGIA. DAI DINOSAURI AGLI INSEDIAMENTI MONASTICI")

Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Clicca su ACCETTO per consentire l'utilizzo dei Cookies oppure clicca su DECLINO per proseguire in forma anonima